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martedì 30 aprile 2024

Messa per i sostenitori del blog

Giovedì 2 maggio verrà celebrata una Messa per le anime dei sostenitori del blog e dei loro familiari. Chi salva la propria anima sarà per sempre felice, chi invece si danna sarà per sempre infelice. Solo con l'aiuto di Dio possiamo salvare l'anima. Uno dei fini per cui si offre a Dio il Santo Sacrificio della Messa consiste nell'impetrare delle grazie, soprattutto in ambito spirituale (le grazie materiali si possono chiedere purché siano di beneficio per l'anima).

Ringrazio di cuore il celebrante per le Messe che celebra mensilmente per le mie intenzioni.


Un vescovo modernista si confessa

[Il seguente dialogo è inventato, i due protagonisti sono personaggi di fantasia, pertanto eventuali riferimenti a persone realmente esistite sono puramente casuali].


Un vescovo era in fin di vita, ma prima di morire fece chiamare al suo capezzale un sacerdote legato alla Tradizione Cattolica, che in passato aveva ferocemente perseguitato...

- Eccellenza, mi ha fatto chiamare?

- Sì, avvicinati, devo parlarti.

- L'ascolto volentieri.

- Voglio chiederti perdono per tutto il male che ti ho fatto e per le enormi sofferenze che hai patito a causa mia. Adesso che mi trovo vicino alla morte, le vicende terrene mi appaiono in maniera diversa...

- Eccellenza, io l'ho già perdonata. Anzi, devo dirle che le tante sofferenze che ho patito mi hanno stretto di più al Signore. Ah, quante notti ho trascorso in lacrime dinanzi al tabernacolo! Ad Deum stillat oculus meus. Del resto, se Gesù Cristo ha permesso che io soffrissi, lo ha fatto in vista di un bene maggiore. Se non mi avesse inviato tante croci nella vita, chissà, forse mi sarei allontanato da Lui. È proprio vero che Dio castiga quelli che ama! Ma come mai ha cambiato idea su di me?

- Adesso te lo spiego. Da bambino ero molto devoto, avevo un parroco zelante che era un ottimo direttore spirituale tipo Padre Réginald Garrigou-Lagrange e Padre Adolphe Tanquerey, il quale mi diede una buona preparazione dottrinale e spirituale, ma dopo la sua morte arrivò un nuovo parroco che aveva una visione immanentista della vita, non parlava mai della questione della salvezza eterna dell'anima ma solo di “questione operaia” e di altri problemi sociali. Simpatizzava per il comunismo. Io allora ero ancora un ragazzo e mi lasciai un po' sviare da quel prete. Tuttavia avevo ancora una valida formazione spirituale. Mi sentii attratto al sacerdozio ed entrai in seminario, ma poco tempo dopo scoppiò la “rivoluzione culturale” nel clero della nostra diocesi: tutto ciò che nella Religione aveva un sapore “tradizionale” doveva essere abbattuto. Per me fu un trauma, avrei voluto resistere, ma non volevo essere etichettato come “tradizionalista” dai superiori del seminario, e quindi mi adeguai all'andazzo generale. Venni ordinato sacerdote, ma ormai avevo perso il fervore per la vita devota, non mi attraeva più, ero diventato modernista anche io, e conducevo una vita “poco edificante”. Inizialmente sentivo un po' di rimorso nella coscienza, ma cercavo di soffocarlo gettandomi nel sociale, cioè occupandomi dei problemi materiali dei poveri e degli oppressi dalla società liberal-capitalista in cui viviamo. Intanto mi ero fatto amico il Nunzio Apostolico del mio Paese, il quale era ultramodernista e mi inserì nella lista dei nominativi da segnalare a Roma per un'eventuale nomina episcopale. Nella nota informativa che spedì in Vaticano parlò in maniera molto positiva di me, quasi fossi un santo, e poco tempo dopo il Papa mi elevò a vescovo della diocesi di […]. Ero felice di aver fatto carriera, e cominciai a plasmare la diocesi in senso modernista, visto che il mio predecessore era stato uno della “vecchia guardia”, vestiva sempre in talare, amava il canto gregoriano e la "Somma Teologica", e parlava solo di argomenti che suscitano devozione. Per prima cosa misi le mani sul seminario, cacciando i professori tomisti e sostituendoli con teologi modernisti. Ma nel giro di pochi anni i seminaristi calarono del 90%. Poi passai a sistemare i conti in sospeso con i parroci filo-tradizionali, perseguitandoli in ogni modo e ostacolando il loro apostolato. Ero accecato dall'odio nei loro confronti. Il fatto è che col loro comportamento pio e zelante mi ricordavano il mio tradimento nei confronti della Tradizione Cattolica, erano una sorta di “grillo parlante” per la mia coscienza. Non mi confessavo più, celebravo sacrilegamente la Messa in stato di peccato mortale, non credevo più alla Risurrezione di Cristo e a tante altre verità di fede cattolica. Il mio scopo era di costruire un paradiso su questa terra, proprio come pretendono di fare i comunisti. E intanto odiavo e perseguitavo brutalmente tutti i pochi preti come te che non volevano piegarsi di fronte alla nuova religione sincretista che tanto piace ai modernisti. 

- Ma come mai adesso ha cambiato idea?

- In effetti mi ero ostinato nel male e in questo stato disgraziato mi accingevo a presentarmi dinanzi al tribunale di Gesù Cristo, ove tra poche ore dovrò rendere conto di tutta la mia vita. Ma questa mattina è venuta a trovarmi un'anziana suora infermiera per dirmi alcune parole buone, io però non avevo voglia di ascoltarla e le ho detto di andarsene perché ero stanco. La suora, prima di uscire dalla stanza, mi ha dato un santino del Sacro Cuore di Gesù, quasi identico a quello che quando ero bambino mi regalò il mio zelante parroco e direttore spirituale. E così mi sono ricordato che da fanciullo feci con grande fervore la pia pratica dei “Primi nove venerdì del mese” in onore del Sacro Cuore di Gesù e quella dei “Primi cinque sabati” per riparare i peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria... [piange].

- Eccellenza, capisco la sua commozione. Ancora una volta, Gesù buono, nell'eccesso della sua infinita misericordia ha mantenuto la promessa... ma non capisco per quale motivo ha chiamato proprio me al suo capezzale, visto che qui in arcivescovado ci sono tanti altri preti.

- Volevo chiederti perdono per tutto il male che ti ho fatto, ma soprattutto vorrei che tu mi confessassi. Degli altri preti non mi fido, li conosco bene, li ho formati io: sono modernisti, mi ingannerebbero, mi direbbero che le cose che ho fatto non sono peccati da confessare. Di te invece mi fido, sei come il parroco che avevo da bambino, so che non mi inganneresti. Voglio fare una confessione generale. Subito.

- Va bene Eccellenza, cominciamo... In nómine Patris + et Filii et Spíritus Sancti...

Pensiero del giorno

La carità è non solo la sintesi ma l'anima di tutte le virtù, e ci unisce a Dio in modo più perfetto e più diretto delle altre; è quindi lei quella che costituisce l'essenza stessa della perfezione.

[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].

lunedì 29 aprile 2024

Avviso da Legnano (Milano)

Calendario delle celebrazioni nel mese di MAGGIO della S. Messa in latino (rito ambrosiano antico) presso la chiesa di Sant'Erasmo in Legnano (via C. Candiani 1):

- 5 Maggio, Domenica V dopo Pasqua: S. Messa (ore 17:30) con rito di aspersione; a precedere S. Rosario in latino (ore 17:00).

- 12 Maggio, solennità esterna dell’Ascensione di N.S.G.C.: S. Messa (ore 17:30) con rito di aspersione; a precedere S. Rosario in latino (ore 17:00).

- 19 Maggio, solennità di Pentecoste: S. Messa (ore 17:30) con rito di aspersione, canto dell’inno “Veni Creator” e la partecipazione della “Cappella musicale S. Maria Assunta” di Gorla Maggiore; a precedere S. Rosario in latino (ore 17:00).

- 26 Maggio, festa della SS. Trinità: S. Messa (ore 17:30); a precedere S. Rosario in latino (ore 17:00).



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La signorina comunista che voleva sposare un uomo cattolico

Padre Pietro Alagiani, S. J. (1894 - 1981), zelante cappellano militare dell'Armata Italiana in Russia, nel suo libro di memorie sulla prigionia in Unione Sovietica raccontò di una signorina comunista che, disgustata dalla perversità dei costumi della gioventù bolscevica, voleva sposarsi con un prigioniero cattolico che pensava fosse celibe.


Ma l'improvviso controllo delle nostre carte dei quaderni, oltre ad averci dato occasione di umoristici scherzi e di allegre canzonature, aveva anche aperto al nostro sguardo uno spiraglio per vedere tutto il marcio dei costumi della gioventù comunista.

Il giovane ufficiale G. P. [era un prigioniero, n.d.r.], che durante tutto il tempo del controllo aveva tenuto un'animata conversazione con una delle signorine [che lavorava nel carcere, n.d.r.], ci raccontò strabilianti particolari intorno all'argomento trattato.

La ragazza s'era amaramente lamentata della corruzione della gioventù bolscevica. La sua compagna - che credevamo signorina - era già per la terza volta divorziata a soli 22 anni. Il giovane aveva osservato con meraviglia che non comprendeva la causa di tanti divorzi essendo quella ragazza - secondo lui - tutt'altro che brutta o di carattere insopportabile. «Tanto peggio per lei!» esclamò l'altra e prese a spiegare che da loro, per una ragazza, l'avere un aspetto leggiadro ed essere buona significava divenire zimbello dei giovinastri più scostumati, i quali, dapprima se ne disputavano la mano con ipocrito accanimento; quello poi che per primo giungeva ad ingannarla con una farsa di matrimonio, appena incontrasse una qualsiasi spudorata farfalla, non esitava a gettarla sul lastrico del disonore con uno specioso processo di divorzio.

Essa stessa era signorina non avendo ancora osato unirsi in matrimonio con alcuno e diceva di non voler mai maritarsi con un giovane sovietico [...]. Asseriva che, tra gli sposi comunisti di sua conoscenza, nessuna coppia aveva vissuto insieme neppure per dieci anni. La durata normale dei loro matrimoni era in genere di due o tre anni e alle volte anche solo di alcuni mesi.


La lezione della signorina comunista russa.

Quella signorina, nella sua giovane età, aveva mostrato una maturità di giudizio e di saggezza da far stupire perfino l'ufficiale G. P. Ella riconosceva la fonte della corruzione della gioventù comunista nella legislazione matrimoniale sovietica con la sua larga possibilità di divorzi e condannava la spudoratezza della «morale comunista», bandita dai primi capi del comunismo, con cui - secondo lei - erano state corrose le sane radici delle costumanze patriarcali del buon popolo russo. Se, diceva essa, la prima redazione della legge sul divorzio (per cui bastava la semplice e non motivata dichiarazione d'una parte per riavere la piena libertà), era stata più tardi alquanto ristretta, tuttavia anche nella presente forma la legge stessa offriva un abbondante pascolo alla scostumatezza pubblica.

Si scagliava così contro la dottrina morale di Lunaciarski, primo commissario della Pubblica Istruzione sovietica, e raccontava, come, fra tante altre aberrazioni dei capi comunisti, costui a suo tempo avesse proclamato in pubbliche conferenze che la vergogna e il pudore erano dei pregiudizi capitalistici e insegnasse nelle università agli studenti ed alle studentesse che nelle reciproche loro relazioni di benevolenza per i comunisti non esiste né peccato né male morale, ma solo prudenza e misura per non ammalarsi […].

Essa, assicurando d'aver inteso tutte queste cose da una sua zia, una delle studentesse presenti alle lezioni di Lunaciarski, aggiungeva due esempi (pure raccontatile dalla zia) per mostrare fino a quale bassezza d'immoralità e di spudoratezza fosse arrivata la gioventù comunista.

Un medico di Leningrado ogni qualvolta aveva l'occasione di presentare alla società od agli amici la propria moglie, ne approfittava con particolare soddisfazione per usare una sua preferita formula: «Compagni, Vi presento la mia quinta, ma non ultima moglie», volendo così alludere alle prime quattro già divorziate e alla propria volontà di sbarazzarsi anche di quella dopo qualche tempo, né più né meno come si farebbe con un paio di scarpe o con una giacca per il variare della moda.

[...]

Perciò essa avvilita di quello ch'aveva udito e letto, e atterrita di ciò che vedeva di continuo attorno a sé, sentiva un vero abborrimento contro il matrimonio sovietico stimando - e non a torto - che nella società comunista la donna abbia perduto tutta la sua dignità di venerata sposa, di tenera madre e di sacro legame di amore nel dolce focolare domestico, e persuadendosi sempre più che nelle famiglie sovietiche sia impossibile trovare la vera felicità dell'amore coniugale, della cura per la prole e della pace domestica. Cose sole che essa aveva unicamente bramato e cercato per il proprio avvenire.

In fine la poverina, mossa dalla sua ingenuità tipicamente russa e ispirata dal modo di fare dei comunisti e dall'educazione da loro ricevuta, proponeva al giovane ufficiale G. P. (credendolo celibe) un suo ben studiato piano. Da un pezzo aveva seguito le vicende di lui e lo aveva trovato un uomo dabbene. Fra un anno egli avrebbe già scontato la sua pena. Restasse, dunque, in quella città che ella si prenderebbe cura di trovare per lui un ottimo impiego di direttore di un magazzino della cooperativa, promessole da un suo parente, pezzo grosso nella Cooperazione provinciale. Per sé, essa aveva già assicurato un posto lucroso negli uffici del «gorsoviet - comune». Quindi potrebbero essere molto felici unendosi in matrimonio, essendo essa l'unica figlia di madre vedova e avendo ereditato dal padre un bel patrimonio.

«Io lo so - affermava essa - che voi europei siete cattolici e non ammettete il divorzio. Solo i giovani cattolici possono formare una felice famiglia con un inviolabile vincolo di amore, di pace e di benessere!...».

L'ufficiale G. P., non bastandogli l'animo di far crollare in un attimo i bei castelli in aria - elaborati e preparati forse con tante pene e suppliche e raccomandazioni dalla povera e disgraziata ma buona e saggia ragazza - dichiarandole d'essere ammogliato, di avere quattro vispi figlioli e di non sentire alcuna pazza voglia di condividere con lei la schiavitù sovietica, aveva semplicemente risposto che, oltre tutto, era prematuro parlare di ciò, non sapendo se, alla fine della sua reclusione, egli sarebbe stato rilasciato in libertà oppure avrebbe avuto un nuovo termine di reclusione, come tanti altri. [...]

Penso, a conclusione, che se tutte de donne europee riflettessero all'episodio della signorina comunista ed alle sue parole non avrebbero la sconsigliatezza di cooperare all'avvento di un ordine sociale, in cui per prima la donna sarebbe calpestata e resa disgraziata e infelice nell'irrimediabile perdita della sua vita d'amore, delle sue naturali esigenze, delle dolci e tenere soddisfazioni e pene materne, della missione tutta sua propria di angelo tutelare nel sublime santuario familiare.

E mi vien fatto d'aggiungere che se tutti i cattolici d'Europa vivessero nella loro vita privata - come saggiamente supponeva questa comunista russa - i principi di fede e di morale che professano, allora anche i nemici della verità non troverebbero mai le tanto cercate ed esagerate occasioni per gettare fango sull'immacolato manto della Sposa di Cristo,... allora i nostri giovani si accingerebbero con maggiore serietà e preparazione alla tremenda scelta della compagna con la quale portare insieme il giogo, le pene e le gioie della vita terrestre e raggiungere sempre insieme, accompagnati dai germogli di un sacro amore, il porto della vita celeste,... allora tutti i coniugi cristiani troverebbero nelle proprie famiglie le delizie del regno d'amore e trasformerebbero il proprio focolare domestico in vero Paradiso terrestre!...


[Brano tratto da "Le mie prigioni nel paradiso sovietico", di Padre Pietro Alagiani, S. J., Edizioni Paoline, imprimatur: e Vicariatu Urbis die 15 Apr. 1956, + Aloysius Traglia, Archiep. Caesarien. Vicesgerens].

Pensiero del giorno

Bisogna guardar le cose con l'occhio della fede e dell'eternità, della gloria di Dio e della salute degli uomini. Chi si ferma alla vita presente e alla terrena felicità, non riuscirà mai a intendere i disegni di Dio, che volle assoggettarci alla prova quaggiù per ricompensarci poi nel cielo. Tutto è subordinato a questo fine, non essendo i mali presenti che un mezzo per purificarci l'anima, rinsaldarla nella virtù, e farci acquistare dei meriti; ogni cosa poi per la gloria di Dio che resta il fine ultimo della creazione.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].

domenica 28 aprile 2024

L’apostolato dell’esempio


Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


O Signore, fa’ che la mia condotta sia tale da procurarti gloria ed attirare molte anime al tuo amore. 

1 - Accanto alla preghiera e al sacrificio, altra potente arma di apostolato, accessibile a tutti, è quella di una vita buona, di una vita santa. Non tutti possono predicare, non tutti hanno il dovere di ammonire o di esortare, non tutti possono attendere ad opere apostoliche, ma non vi è nessuno che non possa cooperare al bene spirituale del prossimo con l’esempio di una vita integralmente cristiana, coerente ai princìpi professati e fedele ai propri doveri. « Ognuno può giovare al prossimo se adempie il suo dovere », afferma il Crisostomo e aggiunge: « Nessuno sarebbe più pagano, se i cristiani fossero cristiani davvero, se davvero osservassero i precetti. La vita buona è una voce più acuta e più forte di una tromba ». La vita buona s’impone da sè, ha un’autorità ed esercita un fascino assai superiore a quello delle parole. 

Per un’anima che cerca la verità, che cerca la virtù, non è difficile trovare libri o maestri che ne parlino anche in forma attraente, ma è ben più difficile trovare persone la cui vita ne sia una testimonianza pratica. La mentalità moderna, assetata di esperienza, ha particolare bisogno di questi esemplari, capaci di offrire non solo belle teorie di vita spirituale, ma, soprattutto, incarnazioni concrete della virtù, dell’ideale di santità e di unione con Dio. Molto più che dal pensiero puro, le anime sono attratte dal pensiero vissuto, dagli ideali tradotti nella realtà della vita. Del resto, è questa la grande linea seguita da Dio stesso per manifestarsi agli uomini: il Verbo eterno si è incarnato e, attraverso la realtà così concreta e così umana della sua vita terrena, ci ha mostrato l’immenso amore di Dio per noi e le sue infinite perfezioni. Gesù, che possedeva le perfezioni divine, ha potuto dirci: « Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli » (Mt. 5 , 48) e dicendoci così non solo ci mostrava l’ideale supremo della santità, ma ce ne offriva in se stesso il modello. L’apostolo deve battere la via battuta da Gesù incarnando nella sua vita quell’ideale di santità che vuol proporre agli altri; solo così si potrà affermare di lui, come del Signore: « coepit facere et docere » (At. 1, 1), cominciò prima a fare e poi ad insegnare. E solo così l’apostolo potrà ripetere, molto più con la sua condotta che con le parole, l’ardita frase paolina: « Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo » (I Cor. 4, 16). 

2 - Gesù, che ci ha insegnato a pregare, a digiunare, a fare elemosina nel segreto, affinchè solo il Padre celeste lo sappia e ce ne dia la ricompensa, ci ha insegnato anche ad agire in modo che le nostre opere siano, per coloro che le vedono, un tacito incitamento al bene: « La vostra luce risplenda dinanzi agli uomini in modo tale che, vedendo le vostre opere buone, diano gloria al Padre vostro, che è nei cieli » (Mt. 5, 16). S. Gregorio ci insegna come conciliare i due insegnamenti del Signore: « L’opera sia pubblica - egli dice - ma l’intenzione rimanga occulta, affinchè così diamo al prossimo l’esempio di un’opera buona e, nello stesso tempo, con l’intenzione, con la quale cerchiamo di piacere a Dio solo, desideriamo sempre il segreto ». Vi è una grande differenza tra colui che fa ostentazione del bene compiendolo per attirarsi le lodi altrui, o forse anche per guadagnarsi una certa fama di santità, e colui che, agendo con retta intenzione unicamente per piacere a Dio, è con la sua condotta luce e guida per coloro che gli vivono accanto. Quando l’intenzione è retta - ossia dar gloria a Dio e procurare di attirare altre anime al suo servizio - non dobbiamo temere che le nostre opere buone siano vedute, anzi dobbiamo sentire la responsabilità di comportarci in modo che la nostra condotta sia di edificazione agli altri. 

Ogni anima di vita interiore, pur cercando di piacere soltanto al Padre celeste, deve essere un’apostola dell’esempio; la sua vita di pietà sincera, di virtù soda, di unione con Dio deve risplendere davanti agli uomini e deve richiamarli alla preghiera, al raccoglimento, alla ricerca delle cose celesti. Ciò è possibile a tutti ed in ogni ambiente di vita: lo può fare il professionista in mezzo al mondo, tra i colleghi, gli alunni o i clienti; lo può fare la sposa e la madre nella cerchia della famiglia; può farlo il religioso e la religiosa nell’ambito della propria Comunità; può farlo il sacerdote nel raggio della sua azione. 

Un’anima di vera vita interiore è di per sè un apostolo, è, come dice Gesù, « una città posta sul monte [che] non può rimanere nascosta », è una lucerna accesa messa « sul candeliere, perchè faccia lume a tutti quelli che sono in casa » (Mt. 5, 14 e 15). Quanto più la vita interiore è profonda, tanto più la lucerna splende, illumina le anime e le attira a Dio. 

Colloquio - « Dio mio, nulla è più freddo di un cristiano che non si cura della salvezza degli altri! Per dispensarmene non posso addurre come pretesto la povertà. Pietro diceva: ‘ Non ho argento, nè oro ’; Paolo era tanto povero che spesso soffriva la fame. Non posso addurre la mia umile condizione, perchè anch’essi non erano nobili e non avevano nobili genitori. 

« Non posso neppure scusarmi, o Signore, dicendo che sono ignorante, perchè anch’essi lo erano. Anche se io fossi uno schiavo e per giunta fuggitivo, potrei assolvere il mio compito: anche Onesimo era tale. Non posso obiettare che sono malato, perchè anche Timoteo era spesso infermo. 

« O Signore, la tua luce mi fa comprendere che anch’io posso giovare al prossimo, se adempio il mio dovere. E questo lo farò, se osserverò la tua legge e specialmente la legge dell’amore con la quale s’insegna la bontà a quelli che ci offendono. I mondani sono commossi più dalla vita buona che dai miracoli; e Tu mi dici che nulla rende buona la vita più della carità e dell’amore del prossimo. Aiutami dunque, o Signore, a condurre una vita santa, a fare opere buone, in modo che chi mi osserva possa dar lode al tuo nome » (cfr. S. Giovanni Crisostomo). 

« O Signore, concedimi di credere col cuore, di professare con la bocca e di mettere in pratica la tua parola, affinchè gli uomini, vedendo le mie opere buone, glorifichino te, Padre nostro che sei nei cieli, per Gesù Cristo nostro Signore, al quale spetta la gloria nei secoli dei secoli. Amen » (Origene). 



[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

Pensiero del giorno

Salvare, salvare, questa deve essere la preoccupazione di ogni sacerdote e di ogni cristiano, salvare le anime dall'eterna rovina, confortarle nel terreno cammino, aiutarle nelle stesse necessità della vita. Salvare perché non sia sperperato il prezzo del Sangue di un Dio, salvare perché una cosa tanto preziosa come un'anima non sia miseramente perduta.

[Brano tratto dal commento di Don Dolindo Ruotolo alla Seconda lettera di San Paolo ai Corinzi, Apostolato Stampa].

sabato 27 aprile 2024

"Sentire" la tentazione non significa acconsentire

Ripubblico una lettera che anni fa scrissi a una ragazza che mi rivolse varie domande.


Cara sorella in Cristo,
ti ringrazio per avermi scritto, spero di poter esserti di qualche utilità. Sono contento che apprezzi molto il mio blog [...].

Innanzitutto devo dirti che un conto è accorgersi di "sentire" la tentazione, altro conto è "acconsentire" ad essa. Anche i santi sentivano tentazioni di vario tipo, ma in genere non peccavano, perché non vi davano l'assenso della volontà. Faccio un esempio: se una persona sente una tentazione di odio grave verso qualcuno, ma non vi dà l'assenso della volontà (cioè in cuor suo non dice "Sì, mi piace questo peccato", oppure "Sì, voglio fare questo peccato") non solo non commette peccato, bensì merita un premio da parte di Dio (gradi di gloria per il paradiso) e rafforza la propria anima, perché ha sconfitto la tentazione, dimostrando di amare Dio e di essergli fedele. Se una persona spirituale dubita di aver dato pieno consenso a una grave tentazione, secondo molti dotti teologi tra i quali Sant'Alfonso Maria de Liguori, può tranquillamente presumere di non aver dato il pieno consenso, e quindi non è tenuta a confessare quel peccato dubbio (c'è l'obbligo di confessare solo i peccati mortali di cui si è sicuri di averli commessi) e può anche ricevere la Comunione (anche se in questo caso è bene premettere un "Atto di dolore" per suscitare la contrizione perfetta del cuore, ottenendo così il perdono da parte di Dio, casomai quel peccato mortale dubbio fosse stato realmente commesso).

Stai facendo benissimo a riflettere su quale sia il progetto di Dio su di te. Tante donne mi hanno confidato che sentono un gran desiderio di sposarsi, mettere al mondo dei bimbi, e formare una bella famiglia cristiana, ma, prutroppo, non riescono a trovare un uomo pio (tipo il papà di Santa Teresa di Lisiuex) con cui fidanzarsi vivendo in castità sino al matrimonio e progettare di sposarsi e vivere cristianamente assieme. Secondo me se una donna non riesce a trovare un bravo fidanzato è meglio che rimanga nubile, perché se si mettesse insieme a un uomo "poco timorato di Dio" rischierebbe di farsi trascinare in un gorgo infernale di peccati gravi sia prima che dopo il matrimonio. La Chiesa Cattolica ha tanto bisogno di famiglie davvero cristiane, non di famiglie nelle quali si vive come se Dio non ci fosse.

Lo stato di vita religioso è più perfetto dello stato matrimoniale, come insegna il Magistero perenne della Chiesa, tuttavia di questi tempi trovare una buona comunità religiosa sta divenendo difficile come trovare un buon fidanzato. Infatti in tante comunità religiose non si vive più col fervore dei tempi del proprio fondatore, osservando fedelmente le proprie regole e costituzioni. Sant'Alfonso Maria de Liguori dice che è meglio restare a casa propria anziché entrare in un monastero "rilassato", perché entrando in esso ci si mette nel pericolo di farsi trascinare dall'andazzo generale e vivere in maniera "poco edificante" come fanno gli altri religiosi, correndo il rischio di perdere la propria anima.

Ecco perché stai facendo bene a cercare di capire qual è la tua missione su questa Terra, ossia entrare in un buon monastero, oppure sposarti con un uomo pio e spirituale che ama la vita devota.

Al riguardo della scuola di cinema posso dirti che c'è tanto bisogno di avere dei registi o degli attori davvero cristiani. Con un buon film edificante si può fare un gran bene alle anime. Purtroppo, però, il mondo del cinema è un ambiente poco salubre (c'è tanta corruzione morale), quindi se proseguirai questa strada dovrai fare molta attenzione, onde evitare di farti contagiare e trascinare lontano da Dio.

Per quanto riguarda la tentazione di odio che senti nel tuo cuore posso dirti che secondo San Filippo Neri una tentazione svelata al proprio confessore è già mezza vinta. Infatti ci vuole tanta umiltà per compiere un gesto del genere, e il demonio fugge di fronte a questa virtù. Non penso proprio che un bravo sacerdote possa decidere di lasciare la direzione spirituale di un'anima solo perché sente la tentazione di odiare. Mica è colpa sua se sente quella tentazione! Per lasciare la direzione di un'anima servono dei motivi più seri, ad esempio se il confessore dovesse accorgersi che una penitente si è innamorata di lui. Se eventualmente un sacerdote dovesse lasciare la guida di un'anima solo perché sente la tentazione ad odiare, dimostrerebbe di non essere adatto a dirigere un'anima per mancanza di zelo, e quindi è meglio cambiarlo con un altro più idoneo. Bisogna cambiare padre spirituale se ci si accorge che la direzione è inutile o dannosa. È inutile quando non si sente fiducia nei suoi confronti, oppure se lui non corregge i nostri difetti, non ci stimola sulla strada della perfezione cristiana, non ci aiuta a risolvere i nostri problemi, non dimostra di essere molto interessato alla nostra santificazione, eccetera. La direzione spirituale diventa addirittura dannosa se ci rendiamo conto che il direttore non è sufficientemente istruito, prudente e caritatevole; se tollera le nostre mancanze, o se vede le cose da un punto di vista troppo naturale e umano; se durante la direzione perde tempo parlando di cose frivole e totalmente estranee alla vita spirituale; se cerca di imporre pesi troppo pesanti; se i suoi consigli ci fanno regredire, anziché avanzare sulla strada della perfezione cristiana. È molto importante vedere se tratta l'anima che dirige in modo caritatevole e paterno. Senza carità è difficile avere la fiducia necessaria per aprirgli il cuore e parlargli con franchezza.

Circa il rischio di perdere la fede posso dirti che teoricamente è possibile, tuttavia nel tuo caso penso che tu abbia buone possibilità di perseverare nel cammino di perfezione cristiana. Dico ciò perché ti vedo determinata a perseverare e stai cercando i mezzi per restare fedele al Signore. Il fatto stesso che mi hai scritto per confidarmi tante cose che hai nel cuore dimostra che desideri continuare a combattere la "buona battaglia della fede", come la chiamava San Paolo Apostolo. Secondo me hai solo bisogno di qualcuno che, quando ne senti il bisogno, possa dirti delle parole di conforto per incoraggiarti a perseverare nel cammino cristiano.

Spero di esserti stato di qualche aiuto. Non esitare a scrivermi ogni volta che vorrai chiarire qualche dubbio, oppure sentirai semplicemente il desiderio di parlare di argomenti religiosi con una persona che ti comprende.

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Cordibus Jesu et Mariae.

Cordialiter

Oremus ad invicem!

Pensiero del giorno

La dolcezza e il gaudio dell’intimità con Dio, hanno lo scopo di rendere l’anima più coraggiosa nel servizio divino, più generosa nel dono di sé, più forte nel portare la croce. Sì, finché siamo quaggiù la sofferenza non può mai mancare e non manca neppure in mezzo alle delizie dell’unione divina, perché dobbiamo conformarci a Gesù crocifisso, dobbiamo seguirlo sulla via del Calvario fino alla completa immolazione con lui per la gloria del Padre e la salvezza dei fratelli. Le opere che l’unione con Dio deve produrre sono appunto le opere dell’amore, è l’attività intensa dell’amore puro, mediante la quale l’anima sì dona incessantemente a Dio, desiderosa di trascinare con sé uno stuolo immenso di altre anime. Così, dall’intimità divina, dall’unione totale col Signore, dall’amore puro sgorga spontaneo l’apostolato più fecondo.

[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

venerdì 26 aprile 2024

Vacanze spirituali

Ci sono diversi modi di trascorrere le vacanze: in maniera pagana come fanno i mondani, oppure in maniera cristiana come fanno i veri seguaci del Redentore Divino, i quali approfittano delle ferie per ritemprare lo spirito. A tal proposito ripubblico un'intervista di diversi anni fa alla prof. Chantal.



- Ti è mai capitato di ricevere delle critiche da parte dei modernisti a causa del tuo amore per la liturgia tradizionale?

- Devo dire di no, anzi! Mi dicono: "Beata te, che hai una fede così "rocciosa"! Sei disposta a sacrifici pur di frequentare la Santa Messa in Forma Straordinaria". Insospettabile, vero? Io credo che se noi cattolici tradizionalisti riusciamo a testimoniare "bene" non ci sfiorerà alcuna critica, anzi, convertiremo! Io poi, quando parlo delle mie convinzioni, non uso frasi fatte o, peggio, a vanvera, ma mi avvalgo delle citazioni dai testi pontifici o cito le profezie approvate da Santa Romana Chiesa.

- Lo Spirito Santo ci esorta a riflettere sulle realtà ultime della nostra esistenza: "Memento novissima tua et non peccabis in aeternum". Ogni tanto rifletti sulla morte e l'entrata nell'eternità?

- Certo! Ogni sera quando mi corico prego non sapendo i disegni di Dio su di me, e lo stesso la mattina seguente. Pensa che ho sempre preso talmente sul serio la caducità della vita terrena da redigere il mio primo testamento olografo il giorno seguente il mio 18esimo compleanno, nel 1977, in modo da disporre di lasciti a favore di opere di carità cattolica e per far celebrare messe in mio suffragio.

- Nel mondo tanta gente vive come se Dio non ci fosse, preferendo attaccare il cuore ai beni materiali che dovremo lasciare nel giorno della morte. Gesù disse: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l'anima sua?". Non pensi che oggi si parli troppo poco della morte e sul giudizio di Dio?

- Come hai ragione! Si parla tanto di "misericordia", di "perdono", ma molti tralasciano di dire che alla base di tutto occorrono PENTIMENTO E PENITENZA! Temo che molte anime vengano fuorviate da questa "gara" misericordiosa a senso unico!

- Le vacanze estive sono un periodo propizio per poter trascorrere alcuni giorni di riposo in località tranquille in cui poter ritemprare il corpo e lo spirito. Ti piacciono le "vacanze spirituali"?

- Moltissimo, infatti ne faccio spesso, sia in Italia che all'estero.

- Hai deciso dove andare in vacanza durante l’estate?

- Una settimana in luglio fra Firenze e Norcia e 15 giorni a metà agosto come sempre in Carinzia con tappe in Friuli (regioni che amo moltissimo e che non mi stanco mai di frequentare).

- Qualche volta senti il "fascino" delle località di villeggiatura mondane?

- Quando ero più giovane sì. Erano comunque vacanze "salubri" e mai trasgressive (a differenza di miei coetanei io non ho mai subito il "fascino" di certi costumi e tengo troppo alla mia salute (fisica e spirituale) per farmi contagiare da cattive "abitudini"... E poi tutti i magnifici luoghi che ho visitato mi fanno pensare all'aspetto più positivo di essi: la bellezza del creato e la grandiosità del Creatore.

- Ci sono certi "tradizionalisti" che conciliano liturgia antica e vita mondana (discoteche, film "poco edificanti", cattive compagnie, eccetera). Non ti sembra una contraddizione questo comportamento?

- Non so sinceramente come facciano, a meno che non credano in buona fede di poter convertire il prossimo frequentando tali situazioni. Anche a me piace il ballo, a volte mi trovo a feste organizzate per fini benefici in cui si balla, ma noi cristiani dobbiamo sempre agire con dignità e senza eccessi.

- So che diverse volte hai partecipato a pellegrinaggi organizzati da cattolici legati alla Messa tridentina. Perché partecipi volentieri a queste iniziative?

- Per varie ragioni… penso che tutti noi del "Populus Summorum Pontificum" (e con questa dicitura definisco tutti coloro che hanno sempre amato i riti Vetus Ordo e Ambrosiano antico, e che sono gratissimi a Papa Benedetto XVI per il Motu Proprio che sta per compiere 9 anni) dovremmo partecipare di più a tali pellegrinaggi e così avere l'occasione di conoscerci meglio e di persona e di crescere insieme nella Fede. Come sai già, dall'8 all'11 luglio andrò a Norcia al II pellegrinaggio italiano "Populus Summorum Pontificum", e non vedo l'ora! A ottobre poi, come già feci l'anno scorso insieme a "Riesina", spero di tornare a Roma al pellegrinaggio internazionale che è davvero imperdibile! Sarebbe inoltre bellissimo poterci incontrare fra noi collaboratrici del blog...

- Tempo fa, mentre trascorrevi le vacanze in una località situata tra le montagne austriache, hai approfittato del tempo libero per leggere un libro sull'Eucaristia che si intitola "Divino Amore Incarnato", scritto dal dotto e zelante Cardinale Raymond Leo Burke. Ti è piaciuto?

- Sarò sempre grata alla mia migliore amica che, quale strenna di Natale 2015 mi ha regalato due libri stupendi, scritti dai due Cardinali viventi che ammiro maggiormente: "Dio o niente" autobiografia di S. Em. Rev.ma Robert Sarah, e "Divino Amore Incarnato" di S. Em. Rev.ma Raymond Leo Burke. Ho letto il libro di quest'ultimo fra Capodanno e l'Epifania e ne sono rimasta edificata e "ammaliata"… insomma, ho iniziato bene l'anno Domini 2016! Con un linguaggio dotto ma nel contempo di facile comprensione, il Cardinale Burke ci rende coscienti dell'incommensurabile dono che NSGC ci ha dato e ci dà nell'Eucarestia... lo consiglio vivamente!

Pensiero del giorno

Per far regnare Gesù Cristo nessuna cosa è più necessaria quanto la santità del clero.


(San Pio X)

giovedì 25 aprile 2024

Enrico Cappellina, dall'ateismo alla Fede

[Brano tratto da "Satana nel mondo" di Don Giuseppe Tomaselli; imprimatur: + Francesco Tortora, Vescovo-Prelato, S. Lucia del Mela 13 - 5 - 1968].

Senza averlo richiesto mi pervenne un plico; conteneva un libro «Dall'ateismo alla Fede». L'autore è lo stesso convertito, Enrico Cappellina. Egli fa l'analisi delle varie tappe della sua conversione ed esorta chi non ha fede a riflettere sul proprio spirito, sui movimenti del cuore e su certe luci che penetrano nella mente per illuminarla e dirigerla a Dio. Il Cappellina riconosce d'avere acquistata la Fede per le preghiere altrui; difatti dice nella Dedica del libro: «Alla mia fedele compagna che, senza ch'io lo sapessi, tanto pregò per la mia conversione». Dubbiosi o negatori della Fede, dopo la lettura di questo libro hanno sentito il bisogno di rivolgersi a Dio.

Il comunismo è un'ideologia intrinsecamente perversa

Dagli scritti di Papa Pio XI.

[Il comunismo] procura di attirare le folle con vari inganni, nascondendo i propri disegni dietro idee che in sé sono buone ed attraenti. Così, vedendo il comune desiderio di pace, i capi del comunismo fingono di essere i più zelanti fautori e propagatori del movimento per la pace mondiale; ma nello stesso tempo eccitano a una lotta di classe che fa correre fiumi di sangue, e sentendo di non avere interna garanzia di pace, ricorrono ad armamenti illimitati. Così, sotto vari nomi che neppure alludono al comunismo, fondano associazioni e periodici che servono poi unicamente a far penetrare le loro idee in ambienti altrimenti a loro non facilmente accessibili; anzi procurano con perfidia di infiltrarsi in associazioni cattoliche e religiose. Così altrove, senza punto recedere dai loro perversi princìpi, invitano i cattolici a collaborare con loro sul campo così detto umanitario e caritativo, proponendo talvolta anche cose del tutto conformi allo spirito cristiano e alla dottrina della Chiesa. Altrove poi spingono l’ipocrisia fino a far credere che il comunismo in paesi di maggior fede o di maggior cultura assumerà un altro aspetto più mite, non impedirà il culto religioso e rispetterà la libertà delle coscienze. Vi sono anzi di quelli che riferendosi a certi cambiamenti introdotti recentemente nella legislazione sovietica, ne concludono che il comunismo stia per abbandonare il suo programma di lotta contro Dio.

Procurate, Venerabili Fratelli, che i fedeli non si lascino ingannare! Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso da parte di chiunque voglia salvare la civilizzazione cristiana. E se taluni indotti in errore cooperassero alla vittoria del comunismo nel loro paese, cadranno per primi come vittime del loro errore, e quanto più le regioni dove il comunismo riesce a penetrare si distinguono per l’antichità e la grandezza della loro civiltà cristiana, tanto più devastatore vi si manifesterà l’odio dei « senza Dio ».

[Brano tratto dall'Enciclica "Divini Redemptoris" del Sommo Pontefice Pio XI]

Pensiero del giorno

La persecuzione, le croci e le tribolazioni conservano il fervore dell'anima, la fiducia in Dio solo e lo spirito di preghiera.



(Pensiero di Don Dolindo Ruotolo tratto dal suo commento al Libro dell'Apocalisse)